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Potrà il Governo Meloni accelerare la decarbonizzazione?

Il mondo si trova di fronte alla sfida cruciale di ridurre le emissioni di gas serra per contrastare il cambiamento climatico. Raggiungere l’ambizioso obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 richiede però una rapida transizione dai combustibili fossili a fonti di energia pulita con investimenti che potrebbero raggiungere i 4 trilioni di dollari all’anno (IEA).

Si tratta in sostanza di quadruplicare i fondi, visto che hanno raggiunto i 2 trilioni di dollari nel 2023, superando per la prima volta gli investimenti in petrolio e gas. I numeri raggiunti lo scorso anno sono positivi perché rappresentano un crescente riconoscimento globale dell’urgenza e del potenziale economico delle soluzioni energetiche pulite. Ma è chiaro, si deve fare di più per raggiungere gli scopi prefissati.

L’Italia ora gioca un ruolo importante. Il nostro Paese guida infatti il Gruppo dei Sette (G7) nel 2024, mettendo pressione per accelerare la transizione globale all’energia pulita. Il primo ministro Giorgia Meloni, nonostante sia alla guida di un governo conservatore, ha segnalato un approccio pragmatico in linea con la leadership degli Emirati Arabi Uniti su una “transizione giusta” concordata alla COP28 del 2023 che vede un allontanamento graduale ed equo dai combustibili fossili, riducendo al minimo i danni economici e le perdite di posti di lavoro.

Dimostrando un forte impegno e adottando misure concrete verso la decarbonizzazione, l’Italia può aiutare altri paesi ad aumentare le proprie ambizioni climatiche. Gli impegni includono l’eliminazione totale del carbone per la produzione di energia elettrica, il triplicamento degli investimenti nelle energie rinnovabili e la trasformazione dei settori energetici entro il 2035. Questo obiettivo ambizioso richiede investimenti sostanziali nella generazione di energia rinnovabile, nelle soluzioni di stoccaggio dell’energia e nella modernizzazione della rete. Non solo. Il G7 mira anche ad aumentare lo stoccaggio energetico globale, essenziale per integrare una quota maggiore di fonti energetiche rinnovabili.

Affinché tutto ciò si realizzi il Gruppo sta lavorando a stretto contatto con l’IEA, una delle principali organizzazioni internazionali focalizzate sulla politica energetica, anche per garantire una catena di approvvigionamento sicura e sostenibile per i minerali critici necessari per lo sviluppo delle tecnologie energetiche pulite.

Nonostante gli sviluppi positivi, restano sfide significative per ottenere gli obiettivi marcati alla COP28. Il gap negli investimenti è uno dei problemi fondamentali, con l’attuale livello inferiore, come già accennato, al fabbisogno annuale stimato di 4 trilioni di dollari. Colmare questo divario richiederà meccanismi di finanziamento innovativi, che attirino investimenti del settore privato insieme ai fondi pubblici. Tuttavia, ci sono anche opportunità significative. I progressi tecnologici stanno riducendo il costo delle energie rinnovabili, rendendole sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili. Inoltre, il passaggio a un’economia basata sull’energia pulita può creare nuovi posti di lavoro, stimolare l’innovazione e stimolare la crescita economica.

Insomma il G7 può contribuire a promuovere un futuro più pulito e competitivo, promuovendo un forte sforzo di collaborazione con gli Emirati Arabi Uniti su soluzioni pratiche.