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Nonostante gli ostacoli che la maggior parte delle donne incontra nel cominciare un’attività aziendale, lo scenario internazionale migliora grazie alle nuove politiche sull’imprenditoria

È risaputo che le donne imprenditrici devono superare notevoli ostacoli per iniziare e far crescere la propria attività commerciale ma questo non le ferma né le demotiva in alcun modo. Anzi. Secondo sondaggi europei e americani del 2023, le imprenditrici dimostrano un marcato ottimismo per i prossimi anni, nonostante il costo del denaro resti alto e il rischio geopolitico continui a mettere pressione sull’accesso ai capitali. E la visione rosea riguarda anche il presente visto che la maggior parte di loro si aspetta una crescita sostanziale del loro business e un aumento delle entrate nel 2024.

Già a partire dal periodo pandemico si riscontra un aumento senza precedenti del numero di imprese e la crescita è stata guidata da donne ambiziose che si sono lanciate nella creazione di nuove realtà commerciali. Secondo dati americani, ad esempio, a partire dal 2020 negli USA le donne costituivano quasi la metà (47%) delle nuove startup, rispetto al misero 29% del 2019. Questo trend è confermato nei dati disponibili per il 2021 e il 2022, dove le donne rappresentano rispettivamente il 49% e il 47% delle startup. Questo trend è incoraggiante non solo perché a partire dalla pandemia del 2020 è aumentata l’imprenditoria femminile e quindi il lavoro autonomo, ma anche perché le donne hanno dimostrato con il tempo di saper creare aziende più performanti e più socialmente utili rispetto ai colleghi uomini.

Ma non è oro tutto quello che luccica, visto che sono numerose le sfide che le donne imprenditrici si trovano costrette ad affrontare. Basti pensare che secondo alcuni sondaggi della Bank of America  il 31% di loro negli Usa afferma di avere un limitato accesso a finanziamenti, sia attraverso il sistema bancario che quello dei venture capital (VC). I dati sui finanziamenti VC non sono incoraggianti. Secondo Pitch Book nel 2023 i VC hanno investito solo il 2,1% verso startup fondate da sole donne. In Europa ed in Italia il trend è simile se non peggiore. Di fondo c’è un pregiudizio di genere se pensiamo che negli Usa i dati appena citati migliorano e si attestano sul 21,7% quando queste donne sono affiancate da un uomo come co-founder.

Per fortuna però qualcosa sta cambiando in tal senso. Le politiche sull’inclusività e sull’ESG (Environment, Social and Governance) stanno favorendo l’imprenditoria femminile soprattutto nei paesi dell’OECD. Mentre la direttiva UE sulla parità di genere prevede una quota fissa nei consigli di amministrazione delle società quotate entro luglio 2026, negli Stati Uniti le nuove regole ESG favoriscono l’integrazione delle donne a livello esecutivo.

Per finire, è importante notare che alla fine del 2023, la COP28 sul clima ospitata dagli Emirati ha dato nuovo impeto agli investimenti verdi e alla leadership femminile favorendo l’accesso a nuovi fondi e iniziative per la formazione delle donne. Inoltre, a testimonianza che questo trend è appoggiato anche dai mercati, il forum economico di Davos, appena conclusosi in Svizzera, ha dichiarato che l’impatto positivo delle aziende sulla società e sui mercati dipende sempre di più dalla piena integrazione delle donne nella forza lavoro globale.

È chiaro che di passi da fare ce ne sono ancora molti ma il fatto stesso che le politiche internazionali stiano cambiando a favore delle donne fa ben sperare per il futuro.